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Archive for dicembre 2013

Eccoci qua, come ogni anno a rispettare il rito dei buoni propositi. Intanto voglio condividere con tutti voi che dei nove propositi dell’anno 2013 ne ho realizzati 6. Posso quindi ritenermi soddisfatta.

Avevo deciso di non fare buoni propositi per il 2014, ma non resisto, è più forte di me.

1) Non smettere di Reinventarmi

2) Imparare ad apprezzare Vera sempre, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti

3) Innamorarmi ogni giorno di Vera, e vederla come la prima volta…

Non voglio fare altri propositi. Questi mi bastano.

 

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Succede sempre così. Dopo aver fatto l’amore mi chiedo sempre la stessa cosa. L’altro giorno ho avuto il coraggio di parlarne con Vera che, ovviamente, mi ha preso per scema.

E’ più forte di me eppure dovrei non pensarci, dovrebbe non essere un problema mio, forse, in realtà dovrei saperlo, in qualche modo, eppure me lo chiedo sempre.

La domanda è: come fanno sesso le lesbiche?

Me lo chiedo sempre, cerco di immaginare che ne so, coppie famose, eppure non ho idea di come lo facciano. Lo fanno come lo faccio io o lo fanno in modo diverso?

E’ una curiosità perversa la mia? Non so. Quando Vera mi dice che mi fisso su certe cose le rispondo semplicemente:’Amore…ma io..sono una donna!’ come a giustificare le mie paturnie.

Ora il punto è: come risolvere il mio quesito? Qualche coppia vuole spiegarmi come fa sesso e ogni quanto?

Potete lasciare un commento qui sotto. Grazie.

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Non so’ come sia successo, ma un giorno mi sono ritrovata sulla pagina fb di Viviana Bruno Meladailabrianza (che sarà mia ospite in questo spazio a breve)

E dopo averle richiesto ‘l’amicizia’ mi sono imbattuta in un contest organizzato da loro, da questo movimento di cuori liberi appunto della Brianza.

Il contest chiedeva di ‘metterci la faccia’. Io non l’avevo mai fatto. Ma dentro di me una spinta. Ho deciso di partecipare senza neanche confrontarmi con Vera.

Ci metto la faccia perchè…per due giorni mi sono chiesta cosa scrivere nel mio bel foglio A4. Mi sono chiesta quale fosse la mia motivazione vera.

 

 

Dopo aver pubblicato sulla pagina dell’evento questa foto, ho scritto questa lettera ai miei genitori.

Sono sempre stata una frana con i sentimenti, lo sapete. Sembro un orso, non amo il contatto fisico, e non son capace a parlare dei miei sentimenti, soprattutto con voi.

So parlare davanti a duemila persone, parlo davanti alle telecamere e i giornalisti hanno fatto a gara per intervistarmi. Ma non so parlare con voi. Siete, come dice Venditti ‘ una montagna troppo alta da scalare’ e non so neanche il perchè.

Oggi ho bisogno di parlarvi, di scrivervi. Più volte ho provato a toccare l’argomento, ma ogni volta mi viene il groppo in gola. Eppure è di cose belle che voglio parlarvi!

L’ho sempre saputo. Ho sempre saputo di esser diversa da voi. Ho sempre saputo di esser lontana anni luce da M. o da te mamma, o da C.

Ho vissuto tanti anni nel dolore. Ero diversa dalle persone che più amo. Ma diversa perchè? Diversa in cosa?

Ero diversa. Punto.

Poi ho capito e non è stato facile per me dirmelo. Forse è stato più difficile dirlo a me stessa che oggi a voi.

Pensavo che essere omosessuali significasse esser cattive persone, che si comportano male con se stesse e con gli altri. Ho dovuto lottare contro il pregiudizio che c’era in me.

Io sono omosessuale e lo sono sempre stata. Non ci sono spiegazioni, motivazioni, colpe. Sono così.

E lo so che lo sapete. Non siete mica stupidi. Anche voi avete sempre saputo che sono diversa dalle mie sorelle. E sapete bene che tra me e Vera non c’è semplice amicizia.

Tecnicamente non servono spiegazioni. In fondo le mie sorelle non vi hanno mai comunicato la loro eterosessualità. Era così e basta.

Io però sento il bisogno di dirvelo perchè non ce la faccio più a sentirmi scissa, tagliata in due. A volte mi sento schizofrenica, con una doppia vita: da un lato la giovane un poco sfigata che non ha il fidanzato e che nessuno si fila, dall’altro lato la giovane seria e innamorata che sta cercando, con le unghie e con i denti, di costruirsi una vita con la persona che ama.

È durissima questa vita, perchè oltre a quello che vivono tutte le persone (lavoro, salute ecc) devo vivere col terrore che voi possiate amarmi di meno perchè non sono etero.

Questa è la cosa che più mi fa soffrire. Io invece vi vorrei fieri di me, non solo perchè mi sono laureata, non solo perchè convivo con la mia malattia e cerco di farlo al meglio, non solo perchè lavoro e mi do da fare come posso per sbarcare il lunario, non solo perchè sono brava con un microfono in mano: vorrei foste fieri di me perchè sono una donna retta, che sta in piedi da sola e che sta cercando di costruirsi una vita serena e sana in un mondo tanto duro.

Non desidero null’altro da voi se non essere accettata per come sono: lesbica e scassascatole.

Ecco…questo è che quello che vi scriverò…quando lo farò….entro dicembre 2014

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L’ho fatto davvero. Ho comprato una bicicletta a pedalata assistita e l’ho chiamata Luisa. Il perchè di questo nome lo scoprirete magari in futuro.

Non è stato semplice. Dentro di me tante sane motivazioni, dal minor impatto ambientale allo scarso impegno economico rispetto ad un’automobile.

Ho scelto di non acquistare un’auto perchè concretamente credo che non mi serva. Vivo in un piccolo centro, dove ci si può spostare anche a piedi e quando devo andare in città prendo i mezzi pubblici. Quando mi serve l’auto, due, tre volte l’anno, la chiedo a mia sorella, a mio padre o semplicemente l’affitto.

Un’auto era proprio un di più. Meglio una bici. Una robusta bicicletta che mi permetta di muovermi velocemente, usando le mie forze e quando non ce la faccio più ( è un paese pieno di salite ) farmi dare un piccolo aiuto dal motore.

La bicicletta ha avuto il suo costo, è stato un investimento per il futuro. Ciò che mi bloccava era : ‘ cosa penserà la gente? ‘ . Qui l’unica persona che ha una bicicletta di questo tipo è una ragazza con un lieve ritardo mentale, una ‘babba’ per capirci.

Qui le ragazze escono sempre tiratissime e in automobile anche per fare venti metri. E io? Io ho fatto un respiro profondo e ho deciso di continuare la mia rivoluzione.

Non basta essere vegan, non basta ridurre i consumi, non basta lavare con acqua bollente e aceto. Serve portare avanti una vera rivoluzione culturale, dentro di me. E quando esco con la mia Luisa, sento che sto costruendo un pezzo di futuro migliore.

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