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LETTERA A MONS. PAOLO ROMEO

ARCIVESCOVO METROPOLITA DELLA DIOCESI DI PALERMO

 Eminenza,

dagli organi di stampa abbiamo appreso della Sua omelia pronunciata in occasione della Messa che, secondo gli usi, viene celebrata ogni inizio anno a Palazzo delle Aquile.

Le Sue omelie sono molto incisive, mostrando il Suo impegno per tutte le problematiche sociali che la comunità ecclesiale presenta ed il suo attaccamento per la Città di Palermo.

Il Suo augurio, perché possano affermarsi la “riconciliazione” e la “solidarietà” non solo nella sfera dei rapporti strettamente personali ma a qualsiasi livello, è senz’altro apprezzabile e condivisibile, così come la Sua esortazione a rafforzare quella determinazione interiore perché tutti contribuiscano a rendere Palermo “più accogliente”, oltre che più “onesta”, “laboriosa” e “bella”.

Del pari, assume rilevanza la priorità da dare alla esigenza, per tutta la comunità ecclesiale, di “intercettare i desideri più profondi dei giovani del nostro tempo”, nonché le Sue condivisibili parole che sembrano soffermarsi sul ruolo centrale della famiglia, nella quale anche noi crediamo, sebbene non sia l’unico luogo nel quale si sperimenta l’amore autentico.

Tuttavia, la “riconciliazione”, la “solidarietà”, la città più “accogliente”, la necessità di intercettare o interpretare i “desideri più profondi dei giovani del nostro tempo”, sono tutti valori che non sempre vengono considerati nei comportamenti che coerentemente siamo chiamati tutti a compiere nell’esercizio dei distinti ruoli esistenti all’interno della Chiesa, della comunità ecclesiale e della società.

La  “riconciliazione”, la “solidarietà” e la “accoglienza” imporrebbero, infatti, di fare talune scelte o taluni atti di buona volontà, che a tutt’oggi l’Autorità ecclesiale, malgrado più volte sollecitata, non ha in alcun modo manifestato concretamente di voler compiere.

Prescindendo dall’episodio, che si voleva ritenere isolato, del veto posto ad una veglia di preghiera per coloro che sono stati o continuano ad essere vittime dell’omofobia – veglia organizzata nella nostra “accogliente” Palermo da un gruppo, il nostro, che è cristiano ed è composto da omosessuali credenti – non v’è dubbio che null’altro è stato fatto, in relazione alla proclamata “solidarietà”, “riconciliazione”, “accoglienza” o necessità di “intercettare” i “desideri più profondi dei giovani del nostro tempo”, al fine di iniziare sul piano pastorale un dialogo, di sperimentare o individuare un cammino riconcilianteaccogliente e solidale.

E certamente da parte del nostro gruppo non è mancata l’iniziativa a volerLa incontrare, tant’è che con lettera spedita il 06.12.2011, ricevuta il 12.12.2011, Le abbiamo scritto “sia perinformarla delle iniziative che intendiamo portare avanti con la programmazione2011/2012, sia per proseguire, ove possibile, quel dialogo o confronto, che è sempre auspicabile ed in relazione al quale v’è stata la reciproca promessa di proseguire e/o intensificare anche con successivi incontri”. Con la medesima lettera Le manifestavamo la nostra disponibilità ad illustrarLe il programma delle attività del gruppo Ali d’Aquila e, ancora, La invitavamo a pregare con noi, a partecipare ad un nostro incontro di preghiera.

Tale lettera è rimasta priva di riscontro: il muro del silenzio è prevalso e non di certo l’accoglienza, la riconciliazione, la solidarietà che tale muro avrebbero dovuto abbattere.

Ecco perché non possiamo non manifestarLe la nostra delusione allorquando ai termini di accoglienza, riconciliazione e solidarietà non viene dato il giusto rilievo e, soprattutto, allorquando le azioni od omissioni poste in essere mal si conciliano con il significato comune di tali termini e, ancor di più, con la loro sicura valenza evangelica.

Eminenza, se vogliamo costruire realmente una società dal volto più umano e solidale e se vogliamo concretamente dare forza alla determinazione interiore di rendere Palermo più accogliente, non possiamo non iniziare dalla stessa Chiesa e non possiamo non “accogliere” tutti ed, in particolare, le persone omosessuali, specie se credenti, e la cui condizione – come da Lei sottolineato in quello che forse rimarrà l’unico nostro incontro, avvenuto a maggio del 2011 il giorno prima della veglia di preghiera per le vittime dell’omofobia – può essere quanto mai dolorosa, precaria, esposta ad ogni genere di incomprensione o di violenza, anche fisica.

Ecco perché facciamo appello a Lei, che è il Pastore, nonché a tutti gli uomini di buona volontà, che sappiamo presenti numerosi nella nostra Chiesa palermitana, perché possano rendere effettive le pratiche di accoglienza e di inclusione, perché credano e soprattutto sperimentino la ricchezza del dialogo e dell’incontro, perché sappiano guardare in faccia la realtà.

Facciamo appello alla pluralità delle voci tra le comunità cattoliche, parrocchiali e non, ai tanti laici impegnati, religiosi, presbiteri che hanno in mente un’idea di Chiesa che contempli l’accoglienza non solo di alcuni, ma di tutti, consapevoli che, all’interno delle chiese cristiane presenti in Palermo e, segnatamente, in seno alla chiesa cattolica, sussistono differenti sensibilità in materia di accoglienza delle persone omosessuali.

Facciamo appello a tutte le famiglie palermitane, cristiane e non, perché al loro interno possa fiorire e svilupparsi il dono della vita, perché ogni famiglia, aprendosi al dono della vita, sia pronta ad accogliere, rimanendo luogo di formazione inclusiva di ogni persona e non solo delle persone eterosessuali.

Ma facciamo anche appello perché vengano accolte, non solo da parte delle Istituzioni, quelle altre realtà familiari, formate da persone dello stesso sesso o da persone separate, divorziate, che Lei Eminenza non ha considerato, malgrado la proclamata necessità di essere solidali, riconcilianti ed accoglienti, trattandosi di realtà ormai presenti e nelle quali si sperimenta quell’intima comunione di vita e di amore,  che è e rimane, in ogni caso, riflesso reale della carità (Corinzi 1, 13) o dell’amore divino.

Eminenza, La salutiamo sempre fraternamente e rimaniamo inattesa di quell’incontro solidale tanto auspicato, di quel dialogo riconciliante tanto atteso, di quel cammino pastorale da sperimentare e percorrere insieme, avendo sempre come punto di riferimento Cristo Gesù, Nostro Signore.

Palermo, 16 gennaio 2012                              Il gruppo Ali d’Aquila

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